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PFW The Last Day

It's the last day, e la lacrimuccia scende sul mio volto. Ci pensate, stare altri 6 mesi senza sfilate, senza lo stress di fare i tripli-carpiati per vedere la sfilata che ti piace tanto, aspettare davanti alla TV ore intere l'inizio della sfilata che potrebbe farti innamorare definitivamente della tua marca preferita? Beh, io ci ho pensato tutta la mattinata e sono malinconica. Potreste dirmi: ma che banalità essere malinconici o tristi per delle sfilate di maison che molto probabilmente in pochi di noi possono permettersi di acquistare. Forse avete ragione, o forse dovreste iniziare a concepire la moda come arte che viene indossata e non come futili abiti. 

Detto ciò, oggi andiamo ad analizzare le sfilate di DUE SIGNORE della moda, una made in France da sempre, l'altra, invece, la signora della moda made in Italy che presenta ai piedi della Tour Eiffel la sua seconda linea di moda. Sto parlando di Chanel e Miu Miu. Due case di moda create da due donne: Chanel purtroppo non è più tra noi, ma ci guarda dall'alto, Miuccia Prada continua, fortunatamente ad essere tra di noi e a renderci spettatori del suo lavoro. 

La prima a sfilare è Chanel. In Francia si attende questa sfilata come i bambini attendono Babbo Natale il 25 Dicembre, e ovviamente le aspettative non vengono mai deluse. Devo ammettere che dopo la morte di Karl Lagerfeld avevo il timore che la maison potesse entrare in profonda crisi, ma Virginie Viard ha saputo reggere il colpo. Succedere al grande maestro è sempre un compito arduo, c'è sempre il rischio di essere una copia senza anima di quello che ha fatto il tuo predecessore, unito poi alle pressioni dovute all'asticella alta che impone un marchio come Chanel, poteva essere un complito disastro. Ma Virginie è stata al fianco del suo maestro per decenni e oggi ha dimostrato che, piano piano, e con i suoi tempi, senza stravolgere all'improvviso un qualcosa di già solido, può apportare le modifiche per rendere la maison al passo con i tempi.

Una collezione ispirata alla gigantesca camelia centrale, su cui veniva proiettato il volto della brand Ambassador Giapponese Nana Komatsu, tutto in una location scura la cui centralità era la passerella e le modelle che vi sfilavano. Ovviamente, oltre al fiore, c'erano i classici tessuti Chanel, ma con tagli completamente nuovi e più moderni. Piccoli passi verso un futuro sicuramente prosperoso.  

Noi siamo tutti con te Virginie, ce la farai. 

The last but not least, Miu Miu. Per fortuna Miuccia ha tenuto una casa di moda completamente per lei e per il suo genio. Ammetto che molte cose salite in passerella non le indosserei mai, ma semplicemente perché non è il mio stile, ma lei ci lascia sempre tutti a bocca aperta. 

La prima cosa che ho pensato appena ho visto le prime modelle in passerella è stata: sembrano delle professoresse nerd uscite da only fans. E il pensiero è continuato in realtà per un altro pochino, ma per il semplice fatto, che davvero sembravano delle donne nerd con questi occhiali da professoressa che non ha un rapporto sessuale da secoli, con i capelli arruffati di chi si alza e non si pettina. 

Poi ho fatto un altro collegamento: qualche settimana fa leggevo di una ricerca riguardo la conformazione fisica che avrà l'essere umano nei secoli futuri dopo aver passato decenni sui telefonini o vicino a PS o XBox. E ho pensato subito: Miuccia è un genio. Ha, rapito uno di questi scienziati e si è fatta ispirare per questa collezione.  

Ma con le mutande finali uscite in passerella, ho avuto l'illuminazione finale: la collezione vuole riprendere la tecnologia da suo interno, trasportando però tutto ciò che c'è dentro all'esterno, ma allo stesso tempo farci capire come diventeremo un giorno: sicuramente più intelligenti, ma allo stesso tempo con poca capacità di relazionarsi con gli altri. 

Detto ciò, voglio concludere con una lieve critica: basta modelle che al posto delle gambe hanno lo stuzzicadenti da cucina. BASTA. Se anche Chanel è riuscita ad integrare nel suo show modelle dalle curve morbide, non capisco perché altre case di moda non possano fare lo stesse. Anzi, mi domando: perché le modelle comode non sono la normalità nel 2023 rispetto a quelle che le gambe non le hanno. 

Amici fashionisti le nostre settimane di stress sono giunte al termine. Alcune sfilate le abbiamo amate, altre non le abbiamo capite, altre ce le siamo perse. Ci siamo innamorati delle nostre case di moda preferite, altre ci hanno rapite in queste settimane, ma una cosa è sicura: la moda è come l'arte, ci unisce. 

Ma tranquilli, abbiamo ancora tanti temi di cui parlare, in attesa delle prossime fashion week, quindi restate connessi. 

Baci baci 

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