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PFW Day 1

Ultima chiamata per il volo diretto Napoli-Parigi. Chiusura del gate. Allacciate le cinture e si parte. 

Siamo atterrati nella capitale francese, Paris, che ospiterà per i prossimi 7 giorni la settimana della moda conclusiva. Quindi prepariamoci a vedere cosa le case di moda francese hanno in serbo per noi. 

Siamo a Parigi è vero, il primo grande nome ad andare in scena è Christian Dior, ma potevamo noi italiani non essere presenti anche qui?! Ebbene, mettiamoci comodi e godiamoci lo show di MGC, ossia Maria Grazia Chiuri, direttore creativo italianissimo della maison di punta del gruppo LVMH. 

La mia prima espressione è stata di paura, seguita dall'espressione completamente italiano "machecaaa****" (si tutto unito perché serve a rendere meglio il concetto). Poi la sfilata è iniziata, ho guardato la scenografia da lontano e, in quel momento ho capito: MGC aveva fatto appendere un gigante, enorme, esagerato ragno su tutta la passerella. I brividi che mi sono venuti lungo la schiena, non ve lo dico nemmeno (ho una leggera paura di queste animaletti, che per alcuni possono essere carini, però per chi ha subito una loro puntura, beh capite che non sono il massimo della bellezza). Poi hanno iniziato a sfilare le modelle e mi sono rilassata. 

La direttrice creativa ha messo in scena una spettacolo profondo, non legato solo ai capi che si muovevano in quello spazio cupo, ma ha cercato di mandare un messaggio: credo che la rappresentazione di questo ragno su tutta la passerella, con le modelle che si destreggiavano tra i suoi piedi, può essere ricondotto alla sua tela, che si estende e riesce a raggruppare tantissime cose al suo interno. Beh la moda fa lo stesso. Cerca di essere in qualche modo inclusiva, pescando dal passato ma restando al passo con i tempi. Ed ecco che escono dall'archivio della maison i tubini alla Audrey Hepburn, le gonne cinquanta, i baschi francesi. Ma allo stesso tempo, oltre all'archivio di Dior, la stilista si è ispirata ad una grande artista francese: Edith Piaf. Cantautrice francese molto famosa tra gli anni '30 e '60, anni in cui è venuta a mancare. L'artista, molto amica della sorella del proprietario della casa di moda, Catherine Dior, è il fulcro della sfilata. Non a caso, la sfilata termina con la sua voce in sottofondo, con la canzone, famosissima, Non Je ne regrette rien, che tradotto significa: Non mi pento di nulla. Forse anche questo un messaggio nascosto: nessuna donna dovrebbe mai pentirsi di ciò che fa o pentirsi in anticipo di fare qualcosa. I miei complimenti a Maria Grazia, sperando di averla presto di nuovo in Italia a disegnare per una casa di moda MadeInItaly. 


Passerella buia, lampadari d'oro con candele che creano un'atmosfera soffusa. 
Quindi ecco che in passerella ci troviamo una donna forte, indipendente, essenziale. Sono stata rapita da ogni singolo capo che sfilava, forse perché il mio stile personale non si discosta tanto da ciò che lo stilista ha disegnato per la prossima collezione autunno/inverno. Donne con giacche dalle spalle larghe, un po' troppo forse per me che posseggo un'altezza importante, 160cm, ma che si sposavano benissimo con la figura delle modelle; perfette le gonne con i top o le camice dal lungo strascico, unica nota diversa su una passerella molto lineare. Mio dettaglio preferito sicuramente gli occhiali, che nascondevano la vera essenza, l'anima delle donne. Perché, a volte, la carta vincente di una donna è il mistero. 
Peccato non aver sfilato ai piedi della Tour Eiffel come ci aveva abituato, ma devo fare i miei complimenti ad Anthony Vaccarello, perché da quando è alla direzione creativa della maison mi ha fatto innamorare nuovamente di questo marchio, che un tempo percepivo distante da me. 


Cala il sipario sulla prima giornata della fashion week parigina. Chissà cosa ci attende domani. Per scoprirlo, restate connessi. 

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